Tra tutti i collegamenti disturbati dalla presenza di Paolini quello oggetto del processo è senza dubbio uno dei più famosi. Paolini, infatti , disturbò il collegamento urlando “il papa è gay“, una frase che provocò la rabbia non solo dei giornalisti ma anche di tantissimi telespettatori.
Durante l’udienza Paolini anzitutto ha tenuto a precisare che quando ha urlato la frase “il papa è gay” in realtà non si riferiva all’attuale papa ma bensì a Bonifacio IV. Dopo questa precisazione il disturbatore televisivo ha spiegato che la maggior parte di suoi interventi erano concordati dalla Rai in cambio di circa 88mila euro. Una somma a cui bisogna aggiungere tutti i privilegi derivanti da questi accordi con la Rai, ossia biglietti di treni, di aerei, alberghi, pranzi e cene, tutte pagate dalla Rai.
Le parole con cui Paolini ha spiegato il suo accordo con la Rai fanno parte di una dichiarazione spontanea che lui stesso ha deciso di rilasciare, contrariamente a quanto consigliato dal suo legale.
Paolini, inoltre, ha anche fatto il nome di una società appaltatrice di servizi televisivi nonchè di alcuni esponenti della Rai che gli avrebbero fornito informazioni relative ai luoghi da cui partivano i vari collegamenti. L’interesse di queste persone e della Rai, ovviamente, era quello di alzare l’audience.
Il fatto di aver ricevuto compensi da parte della Rai è una cosa che Paolini aveva già dichiarato in tribunale nel 2007 ma in quel caso non fu avviata nessuna indagine interna. Non sappiamo se questa volta chi di dovere deciderà di andare di esaminare a fondo la questione, fatto sta che i circa 20mila interventi televisivi hanno fatto guadagnare a Paolini un record mondiale con tanto di certificazione del Guinness dei Primati.