Lo scrittore ed il conduttore si sono trovati così a vestire i panni reciprocamente del pubblico mistero e del giudice nel tribunale di Che Tempo che fa, trasformando la trasmissione in un processo al premier che Saviano ha definito un anziano che soffre di solitudine.
Parlando del caso Ruby, lo scrittore dice che nel leggere le carte non ha provato un senso di disgusto, ma una forte tristezza per un uomo ormai oltre la soglia della vecchiaia, che cerca di compensare la solitudine circondandosi di ragazze e ha poi così aggiunto “quello che sta uscendo dall’inchiesta di Milano mostra come è selezionata la classe dirigente, la classe artistica, se questa esiste” ed è stato molto importante che le donne siano scese in piazza a rivendicare i loro diritti di una sessualità calpestata.
Saviano ha poi aggiunto: ” Una cosa gravissima che sta mettendo a rischio la democrazia, la comunicazione e la libertà di parola è quella di confondere il privato e il reato e dire: si tratta di una vicenda privata. Il privato rimane una cosa sacra, il reato è un’altra cosa. La debolezza è una cosa, l’estorsione è un’altra.”
Dopo una forte condanna verso il premier e contro gli organi di stampa che definisce “macchina del fango” perchè nascondo con la censura la vera realtà dei fatti, scaglia tutto il suo astio verso Marina Berlusconi, accusandola di aver preso le distanze da lui quando venne insignito della laurea honoris causa che dedicò ai pm del caso Ruby.
E così dice: “Non ci si può professare editore libero e poi, quando qualcosa non va, darmi addosso; una cosa che non è stata fatta con altri autori che pure hanno espresso posizioni critiche nei confronti del governo. Forse la sua è stata una paura politica, forse non ha avuto il coraggio di dire chiaramente che non sopportava più le mie parole”.
La lunga intervista si conclude con la promessa che i due presto rifaranno il programma Vieni Via Con Me e che Saviano non ha nessuna intenzione di candidarsi alle prossime elezioni.