“Monte Bianco” è il primo adventure game completamente ideato e realizzato dalla tv pubblica del nostro Paese che, finora, ha sempre riadattato format comprati all’estero.
Ma qualcosa, forse, andrà storto. Il reality di Rai Due sembra nascere con tutte le fortune del caso: una location bellissima e mai utilizzata televisivamente (come si evince chiaramente dal titolo il programma è ambientato sul Monte Bianco), uno sponsor (Go Pro) che rende possibili soluzioni di montaggio insolite per i programmi televisivi (sul caschetto di ogni concorrente è montata una action camera), uno sport –l’alpinismo – poco trattato in tv e che quindi poteva rappresentare un argomento innovativo.
Inoltre, per quanto concerne l’appeal sul pubblico, poteva sfruttare al massimo il traino di Pechino Express, che si è concluso proprio la scorsa settimana: il pubblico di Rai Due, infatti, era già abituato a dedicare il lunedì sera alla visione di un adventure game, quindi si trattava solo di far in modo che gli spettatori conoscessero e amassero i nuovi concorrenti e la diversa location.
Sulla carta, dunque, Monte Bianco sarebbe dovuto essere un successo in termini di pubblico e di innovazione, ma nella realtà le cose sono andate in maniera ben diversa.
Pechino Express, che doveva essere il traino del programma, è ben presto diventato la pietra di paragone e Monte Bianco non ha retto in alcun modo il confronto. A cominciare proprio dal montaggio e dalla location: i paesaggi e le tradizioni dei vari luoghi attraversati dai concorrenti di Pechino Express sono esaltati da ottime riprese, un montaggio perfetto che dà il giusto ritmo alla trasmissione e dalla narrazione ironica e pungente del brillante Costantino della Gherardesca.
La montagna, invece, non è stata adeguatamente raccontata: le riprese si sono concentrate piuttosto sui primi piani, più o meno tesi dei concorrenti, che sulle bellezze naturali, la prima puntata non aveva ritmo (e dubito che le successive ne avranno) e le tante prove che dovevano superare i concorrenti davano l’idea di essere quasi un modo per colmare le due ore di trasmissione.
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