Il film racconta la storia di Grace, una donna inglese che vive sola con i suoi due figli Anne e Nicholas, che non sanno che il loro padre è morto in guerra.
Vivono così in una grande casa su un’isola tra l’Inghilterra e la Francia e una mattina, tre nuovi domestici bussano alla porta: Mrs. Mills, paffuta e simpatica, Mr. Tuttle, un vecchio giardiniere distratto, e Lydia, una giovane cameriera muta, che tre anni prima hanno lavorato in quella casa, al servizio di un’altra famiglia.
La donna li assume con l’unica regola di chiudere sempre a chiave le porte dietro di loro, una volta che si cambia stanza, questo a causa di una malattia di cui soffrono i bambini che li porta a non tollerare la luce del sole.
Grace è una donna difficile, molto dominatrice e ossessiva, che non permette ai bambini di avere fantasie e punisce la piccola Anne che dice di avere un amico immaginario di nome Victor che vive nella casa.
La donna dopo qualche tempo inizia ad avvertire delle presenze e diventa sempre più ossessiva, tanto da chiedere aiuto al prete e nel suo peregrinare affannato, trova un baule che contiene uno strano album fotografico in cui sono ritratte alcune famiglie che dormono; ad un certo punto però si rende conto che sono foto di morti.
Inizia così a sospettare dei domestici e decide di licenziarli, ma le presenze sembrano non voler scomparire; da qui in poi è un continuo di ansia e paura, fino allo straordinario colpo di scena finale.
Amenabà r (che lo ricordiamo anche per il bellissimo Mare Dentro con un toccante Javier Bardem) è un regista con un talento fuori dal comune ed in questa pellicola, riesce a trasmettere tutta l’ansia e la cupezza dei personaggi, grazie anche all’ambientazione che sembra rispecchiare i sentimenti dei personaggi; il regista infatti è in grado di utilizzare perfettamente il correlativo oggettivo di Thomas Stearns Eliot, palesando il moto d’animo dei personaggi grazie al sapiente uso della macchina da presa e dell’arte figurativa.
Un film che di per sè è un capolavoro assoluto, ispirato liberamente a Il giro di vite, romanzo di Henry James del 1898, tanto che ogni oggetto e ogni paesaggio ha un significa molto più profondo e interiore.
Fondamentale è il tema del ribaltamento, già dal titolo The Others, gli altri, quando però i diversi contro cui si punta il dito siamo noi stessi, fino a che non si arriva ad una presa di coscienza della propria dimensione di vita.