“Non si può restare indifferenti di fronte a una tale mobilitazione che richiede una risposta e poi comunque il fatto che un cineasta sia imprigionato lo ritengo una cosa davvero intollerabile“, ha dichiarato Kiarostami, collega e connazionale di Panahi.
Kiarostami aveva iniziato la conferenza stampa con un appello-difesa dopo essere stato accusato, nei giorni scorsi, di non aver preso posizione verso i vertici dell’Iran.
Nel suo intervento Kiarostami si è difeso ricordando di essersi espresso contro l’arresto di Panahi e anche di Mohammad Rassoulof con una lettera aperta del 9 marzo 2010 sul New York Times in cui si legge: “Convinto che una voce pietosa non sia vana, spero di non vedere più imprigionato un’artista per motivi legati alla sua arte, e di non vedere i giovani cineasti indipendenti sottomessi al disprezzo e alla discriminazione“.