Gioventù Bruciata, di Nicholas Rey, è sicuramente ricordato per l’interpretazione di uno dei miti inossidabili della Hollywood anni ’50, James Dean, ma è anche un opera rappresentativa di un modo di vivere e di sentire dei giovani americani dell’epoca, che molto ha a che vedere anche con i ragazzi di oggi.
Un certo ribellismo più esistenziale ed insofferente che combattivo, la trasgressione come ricerca di emozioni e vita che non si riescono a trovare altrimenti, né nella società né all’interno della famiglia, vista in una dimensione di assoluto scontro ed incomprensione generazionale.
L’autodistruzione come risorsa ultima di una vita che sembra essere priva di passione e di futuro.
Trasgressione e disagio esistenziale permeano le azioni dei protagonisti del film, in una girandola disperata che finirà tragicamente per uno di loro, durante una fuga senza speranza.
Di lì a poco, in un decennio, il “rebel without a cause†della sterminata provincia americana, impersonato magistralmente da James Dean, sarà sopraffatto da nuove ondate di contestatori, che questa volta, soprattutto dai campus universitari, avranno invece diverse cause che guideranno la loro ribellione, dalla guerra del Vietnam alle lotte per l’emancipazione dei neri, alla rivoluzione sessuale.
Qualche critico ritiene che il film oggi possa apparire, al pubblico dei più, un po’ naif ed ingenuo, complice probabilmente anche il ritmo, che effettivamente dimostra gli anni del film, ma comunque resta un appassionante affresco dell’epoca, e l’occasione per ammirare ancora una volta gli splendidi attori che recitano a fianco di James Dean, in particolare Natalie Wood e Sal Mineo.