Si è spenta Laura Antonelli. L’attrice 73enne è è scomparsa per un infarto questa mattina nella sua casa a Ladispoli, poco distante da Roma.
Dopo una vita di successi, e un lungo silenzio artistico, se ne va una delle icone del secolo scorso. La Antonelli aveva infatti raggiunto le vette più alte della popolarità a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, interpretando pellicole erotiche e film d’autore. Nella sua carriera ha lavorato con Giuseppe Patroni Griffi, Luchino Visconti, Salvatore Samperi, Dino Risi e Luigi Comencini. Pezzi da novanta di un cinema indimenticabile.
C’è chi si ricorderà per sempre di lei per via di quella vestaglietta, sexy, che Salvatore Samperi le aveva imposto per il personaggio della cameriera di “Malizia” nel 1973.
Tuttavia negli ultimi anni la vita dell’attrice, sex symbol per eccellenza del cinema italiano degli anni ’60 e ’70, è stata segnata dalla vicenda giudiziaria iniziata il 27 aprile del 1991, quando nella sua villa di Cerveteri furono trovate diverse dosi di cocaina. Una storia molto triste conclusasi nove anni dopo con l’assoluzione della Antonelli, alla quale è stato riconosciuto anche il risarcimento da parte dello Stato. Depressa a causa di un intervento di chirurgia plastica dalla quale era uscita con il volto deturpato, alle prese con la solitudine dopo il fallimento di alcune relazioni sentimentali, Laura aveva cercato riparo prima nella cocaina e dopo nella religione cattolica.
Laura Antonaz (questo il suo vero nome) è nata a Pola, attuale Croazia, nel 1941: ebbe un’infanzia da profuga. Con la sua famiglia fece parte dell’esodo dei 300 mila istriani che fuggirono dalla ex Jugoslavia per trovare riparo in Italia. Non a caso la Antonelli faceva parte del gruppo delle “bellissime quattro” dalmato-istriane, insieme con Femi Benussi, Alida Valli e Sylva Koscina. L’attrice aveva frequentato gli studi superiori a Napoli dove poi si era anche diplomata. Da lì si trasferì a Roma con la famiglia. Ha girato il suo primo film nel 1969, “Le malizie di Venere”, diretto nel 1969 da Massimo Dallamano e bloccato dalla censura. L’anno dopo ha raggiunto il primo successo, a fianco di Lando Buzzanca, nel “Merlo maschio” di Pasquale Festa Campanile.